25 settembre 2017

I concorsi internazionali

Se leggendo quanto pubblicato fin'ora vi siete ritrovati a pensare che il percorso a ostacoli della burocrazia relativa alle manifestazioni a premio sia prerogativa dell'Italia, vi state sbagliando.

Per quanto la norma vigente possa farcela ritenere il solito guazzabuglio inesplicabile di Leggi, divieti e difficoltà, non siamo i soli a divincolarci nel marasma di una legislatura rigida e rigorosa. Lo abbiamo sempre saputo anche se questo aspetto è oggi più che mai evidente, essendo in forte crescita la tendenza a mettere in atto campagne di marketing internazionali.

Campagne di marketing che ovviamente prevedono al loro interno manifestazioni a premio di varia natura alle quali è necessario fare molta attenzione dato che ogni Paese ha leggi proprie molto diverse tra loro. Così, se per esempio, vi sono paesi in cui fino a pochissimo tempo fa erano vietati i concorsi con obbligo di acquisto (come la Germania dove prima del 2015 non erano ammessi) o paesi in cui ancora lo sono (come i severissimi USA), ve ne sono altri come l'Italia in cui, sempre più, è proprio l'obbligo di acquisto a fungere spesso da spartiacque tra ciò che è concorso e ciò che non lo è.

In Olanda è addirittura vietato indire concorsi di sorte con montepremi superiori ai 100.000€ e, se per la maggior parte dei paesi non è concesso regalare denaro, in UK è possibile farlo. Ancora, quando pensiamo che in Italia le norme che vincolano il contenuto della comunicazione pubblicitaria relativa ai concorsi siano troppo restrittive, scopriamo che non molto lontano da noi, in Svizzera è ancora peggio: hanno l’obbligo della comunicazione nelle 3 lingue ufficiali.

Che fare allora? L'unica soluzione al momento è rivolgersi a un professionista che sia in grado di fare una attenta valutazione sulla fattibilità della manifestazione che si intende promuovere verificando la normativa di ciascun paese coinvolto e analizzando le implicazioni fiscali per il promotore. Questo sempre nell'attesa e con l'augurio che, almeno a livello di Unione Europea, a qualcuno venga in mente di mettere un po' d'ordine, uniformando la materia all'interno di un’unica Legge Comunitaria. Sarebbe proprio il caso.